lunedì 23 giugno 2014

LA MANO DI MAMMA E PAPA'



E poi un giorno ti accorgi che è cresciuto. O che sta crescendo, fa lo stesso.
Sarà che di colpo realizzi che questa è l'ultima settimana di asilo e ti prende un pò male, ti senti persa.

Però lui sta crescendo per davvero, non per convenzione o per convenevoli, quelli che ci si scambia tra genitori, tipo: "E' da un pò che non lo vedo...mamma mia quanto è cresciuto...è proprio alto".
No, ad un certo punto capisci che ha fatto un salto, che non è più quel cucciolo ignaro che prendevi per mano: ti chiede perchè i numeri non finiscono e perchè tu e papà state litigando, perchè hai alzato la voce, e perchè sei triste.

Ti chiede perchè dagli occhi escono le lacrime.

E tu sei combattuta tra l'orgoglio per il tuo bambino che sta cercando il suo posto nel mondo, e una sottile nostalgia del suo esserne parte inconsapevole, totalmente affidato alla mano di mamma.
Sai che è ancora desideroso delle coccole, che non vede l'ora di venire nel lettone al mattino, che deve ancora imparare ad andare in bicicletta senza le rotelle, che è con te, ma che sta prendendo coscienza di essere altro da te.
Un mistero infinito.

Il mio bambino sta per finire l'asilo e a settembre inizierà la scuola. E' lo stesso passaggio per milioni di bambini, ma per il proprio è sempre un pò diverso, un pò speciale.
Mi colpisce perchè mi sembra che sia cresciuto in fretta, troppo velocemente.
Finisce il periodo del puro gioco, dove è concesso anche perdersi un pò, e inizia il momento dell'impegno.

Noi, mamma e papà, non possiamo che nell'ordine:
- commuoversi alla consegna del diploma dell'asilo
- piangere all'ultima recita scolastica dell'asilo
- piangere nel salutare le maestre che l'hanno accudito per 4 anni (nel mio caso)
- commuoversi nel compare il primo kit scolastico
- piangere il primo giorno di scuola
- ascoltarlo (anche perchè le lacrime sono finite...).

E sperare che arrivi il più tardi possibile il giorno in cui, con i jeans strappati, magari la cresta, e le cuffie nelle orecchie mi dirà "mamma, che cosa vuoi dalla mia vita?".
Tante cose belle. Tutte quelle che vuoi tu.

domenica 4 maggio 2014

PAROLE PER LEI...




Queste parole sono per lei, che capirà.

Queste parole sono per una mia amica, che nasce come collega tanti anni fa e piano piano, con dolcezza, con discrezione, è diventata parte della mia vita.

Queste parole sono per lei perché lei sa, come chi mi conosce bene, che sono più brava a scrivere che a parlare, e che non sono così brava a esternare le vere emozioni subito...ma arrivo dopo.

Queste parole sono per lei perché dopo tanti anni di lotte (sì, proprio di lotte, vero?) insieme, di soddisfazioni, di condivisioni, di incomprensioni anche, con la scrivania sempre di fianco, lei deve seguire una nuova strada, che è la sua, che è quella giusta, che le darà molte soddisfazioni.
Ne sono sicura.
Anzi, ne siamo sicure, perché il nostro è un triangolo come nella migliore tradizione sentimentale, con gelosie, rappacificazioni, tensioni, gioie, casini, sentimento e tanta unione. Tre ragazze, tre modi di essere donna: un sex and the city provinciale e in formato ridotto, ma molto intenso.

Queste parole sono per lei perché so che in questo momento sarà molto agitata perché i cambiamenti sono difficili: ma le voglio dire che questa è la sua onda da cavalcare con quel coraggio che ha dentro, e che ha dimostrato tante volte, anche quando pensa di non averlo.

Queste parole sono per lei perché adesso che ci penso, che so che domani non sarà a fianco a noi, mi manca già tanto. Che non è facile questa "separazione", ma che siamo con lei.

Queste parole sono per lei, per ringraziarla perché in questi anni sono cresciuta anche grazie al suo confronto e conforto. Lei sa.

Ti abbraccio forte forte: sciogli i capelli domani e cerca quella camicetta a fiori che io mi ricordo benissimo e che tu non trovi più nel tuo armadio. Trovala perchè esalta la tua dolcezza che vuoi nascondere bene.
Ci sentiamo domani su whatsup nel nostro gruppo. E poi andiamo a mangiarci un croissant a Parigi.
Perché noi siamo Forever 3...vero ragazze?

lunedì 31 marzo 2014

POLVERE DI PENSIERI



Una sensazione di disagio iniziale ha lasciato spazio ad un sentimento di totale ammirazione. Poi di commozione. E infine di riflessione.
Tutto insieme, un'ondata di emozioni contrastanti, che è durata il tempo della rappresentazione teatrale.

27 marzo 2014, Fonderie Limone.
Polvere, la vita che vorrei. 
Compagnia teatrale: Outsider.


Per chi non lo sapesse, come me prima dell'altra sera, Outsider è una compagnia formata da attori bis-abili in movimento, come amano definirsi, che vivono nella Piccola Casa della Divina Provvidenza.

E' abili due volte lo sono davvero: perchè recitano con una semplicità ed un approccio al palco naturale, istintivo, immediato, senza filtri; perchè si mettono a nudo nelle loro capacità speciali; perchè sono loro; perchè rompono il muro di disagio e di curiosità che inevitabilmente si crea; perchè sanno essere commoventi; perchè sono allegri; perchè sono presenti; perchè se ne fregano della loro presunta diversità.

Non è facile avvicinarsi a questo tema: parlare di disagi mentali e fisici a volte può diventare stucchevole, difficile, retorico. Ci vuole delicatezza e realismo.

Però io ho visto uno spettacolo teatrale, un po' fuori dai parametri tradizionali che ci possiamo immaginare. In parte mi è piaciuto, in parte l'ho trovato un po' pesante. Alcuni attori mi hanno colpito, altri un pò meno. La scenografia, un luogo sospeso nel nulla, con un tappeto di foglie secche a fare da base, mi è piaciuta. L'umanità variegata che si metteva in scena è stata intensa, a tratti divertente.
Come qualsiasi altro spettacolo.

E questo è quello che conta: non la difficoltà di Renato, Giovanni o Ivana di avvicinarsi alla vita reale, ma la loro capacità di emozionare in quanto attori.
Non sono un critico teatrale, ma il mio voto è 10.
Bravi! E grazie.

Per saperne di più:
www.associazioneoutsider.it
https://www.facebook.com/donaalcottolengo?ref=ts&fref=ts


domenica 23 marzo 2014

BY HAND, BY HEART!



E' successo di nuovo. Per fortuna, o per merito. O per alchimia.
Torino mi ha stupito di nuovo con il suo esprit creativo. Mi aveva già dato un assaggio il 2 marzo con San Salvario Emporium, dove ho scoperto alcuni fashion designer e artisti che mi hanno colpito particolarmente (il vestito a fiori e pappagalli di Rosaspina, giuro sarà mio! www.rosa-spina.com/woman/Dresses/Fantasy-dress-fiori-pappagalli-plisse-nero).
Ma oggi ne ho avuto la conferma.


Mix perfetto quello di BY HAND: location di tutto rispetto, che accoglie lo spirito creativo in una cornice di tutto rispetto (le sale juvarriane dell'archivio di stato di piazza Castello), manifestazione che si inserisce nel Voce del verbo moda, seconda edizione, poesia che nasce dal matrimonio tra l'artigianalità e la selezione, creazione sinceramente belle. Tutte. Davvero. Per nulla scontato.

Ho vagato per le stanze, ammirando le collezioni di abiti, gioielli, cappelli, borse, papillon, tutti rigorosamente in edizione limitata, in uno stato di composta meraviglia creativa.
Difficile fare differenze: ogni espositore, designer, stilista o atelier, aveva una caratteristica particolare con un estremo amore per il proprio prodotto ed una grande attenzione al dettaglio. Tutti il sorriso.
O almeno così mi è sembrato.

Vi segnalo alcuni brand che mi hanno colpito maggiormente: By Alis (www.byalis.it) di Forlì, con alcuni abiti fiorati super romantici, ed altri con delle sapienti scollature sulla schiena molto femminili. Comunque avrete capito che ho la passione per gli abiti a fiore, ereditata da mia nonna.





















Valentina Pesce
, www.valentinapesce.it, per le sue coloratissime borse di stoffa a pois.
Bottega Gazpacho, che nel suo laboratorio a Berlino realizza borse a mano in pvc riciclato, recuparando teloni pubblicitari e coperture di camion. L'idea non è nuova ma ogni borsa, ogni portafoglio raccontano una storia piena di poesia (www.bottegagazpacho.com).
E poi Diderot maison: perchè i suoi papillon nascono per chi non si prende troppo sul serio, ma prende con serietà l'attenzione alla qualità dei materiali e della realizzazione dei prodotti (www.diderotmaison.com)
Ho fatto torto a qualcuno, di sicuro.

Ma questa è stata altra iniezione di fiducia che non può che fare bene.
A quando la prossima?








domenica 16 marzo 2014

8 MARZO + 8 GIORNI = QUALE RISULTATO?


Oggi hanno ucciso un'altra donna.

Una settimana fa abbiamo festeggiato, esaltato, parlato, consumato l'ennesima festa della donna. Mille mazzi di mimose, mille iniziative anche molto belle, mille parole.
Io baratterei volentieri l'abolizione di questa festa con un sano, completo, totale rispetto reciproco. Forse è un pò forte come affermazione, ma quale senso ha una volta l'anno esaltare la figura della donna se poi nella quotidianità l'uomo ne ha una profonda paura? Non generalizzata, non totalmente diffusa, per fortuna, ma a tratti forte e distruttiva.

Io sono sempre stata convinta che il giorno in cui ci sarà piena consapevolezza delle differenze e integrazioni tra i due generi, non ci sarà più bisogno di una festa (detto con tutto il massimo rispetto dell'evento che l'otto marzo ricorda). Ma questa è una mia opinione.

La verità è che forse dobbiamo insegnare agli uomini a non avere paura di noi, iniziando da bambini. Che le differenze sono la forza reciproca, che la nostra forza non è una minaccia, che la "parità" non ha senso di per sé, ma ce l'hanno il valore e il merito, sia se mi chiamo Mario sia se mi chiamo Maria.
Che l'universo femminile è complesso, è ricco, mi permetto di dire forse un pizzico di più di quello maschile. Ma che è giusto così...l'unione tra la solidità maschile e le sfumature femminili sono la ricchezza di questo mondo.
Siamo diversi ma complementari.


Lo so che sembrano quasi banalità...ma allora, come mai quasi ogni giorno una donna rischia la vita? Che cosa spaventa? La nostra forza? L'abbiamo sempre avuta. La nostra pazienza? Fa parte del nostro DNA. La nostra capacità di sopportazione? Tocca a noi partorire.
Siamo così, dolcemente complicate, sempre più emozionate, sempre più incasinate, sempre più stimolate e stimolanti, sempre più ricche.

Non conosco due donne che abbiano caratteristiche simili: c'è chi non sarebbe mai a casa e fa i salti mortali tra lavoro e asilo, c'è chi invece desidera solo accudire la sua famiglia, c'è chi adora la danza, e chi ricamare, chi arrampica in montagna e chi a mala pena fa due passi, chi vive per la scrittura e toglie le ore al sonno pur di avere un suo blog, e chi passa la notte a leggere, chi non sa fare neppure due uova in padella ma costruisce ponti, e chi cucina da Dio.
Chi al mattino non indosserebbe altro che una tuta comoda, ma alla sera non vede l'ora di mettere un vestito rosso sexy.



In un crescendo di affettuose contraddizioni e di grandi meraviglie.
Anch'io sono così. Con la piena consapevolezza che probabilmente non sarei PIENAMENTE così senza il mio uomo a fianco.
Come facciamo a spiegarlo?




venerdì 28 febbraio 2014

HO VESTITO UNA PRINCIPESSA....




Ho aggiustato la maschera a Zorro, ho aiutato Aramis a mettere i suoi calzari, ho dato una mano a Thor ad indossare il suo mantello, ed ho cercato di scoprire chi ci fosse dietro alla maschera di Spiderman.

Ho sorriso davanti al muso di Peppa Pig appoggiato su una testina un pò sudata.

Ho preso la coda di una gattina che correva via ed ho provato a pettinare la treccia di Raperonzolo.
Ho visto da vicino una tuta da astronauta, che mi ha fatto immaginare di andare nello spazio.


Mi sono incantata davanti ad un tutù dalle mille sfumature di colore.
Ho provato a correre dietro ad una dolce farfalla rosa, e subito dopo ho conosciuto Biancaneve e Cenerentola in persona. Sì, proprio loro, giuro.


Mi sono spaventata davanti a due tigrotti affamati ed ho chiaccherato con Minnie e Topolino.

Poi ho vestito una principessa: una principessa dalla veste azzurra, tutta ricamata, con piccole perline ad impreziosire le maniche e il colletto. E questa principessa era emozionata, timorosa di non sciupare il vestito, orgogliosa di farsi ammirare. Con gli occhi che brillavano, ha indossato la coroncina e con passo leggero è andata via.

Ed in un attimo ho rivisto una bimba di 7 anni, innamorata del suo vestito da damina comprato insieme alla mamma, dopo tanti anni da indiana con le trecce, con cui si sentiva tanto ridicola (fate attenzione mamme, i vestiti di carnevale posso generare traumi!).
Ho rivissuto la sua intenzione di indossarlo anche quando ormai era diventato troppo piccolo, perchè rappresentava il suo desiderio di sognare, di immaginare di essere un'altra almeno una volta l'anno, più grande, più bella, più brava.

Forse la donna che è oggi non sarebbe la stessa senza quel piccolo vestito da dama (sicuramente lo è senza quello da indiana!). Perchè assecondare la voglia dei bambini di essere qualcun'altro (o anche di non essere qualcos'altro...) aiuta ad aumentare la consapevolezza di sé: e se ci fermiamo un attimo forse capiremo perchè si preferisce il vestito da ballerina invece che quello da sirena, o perchè Batman è meglio di Iron man.
Anche un vestito di Carnevale, può raccontarci molto, se ci mettiamo all'ascolto.
Ed una festa all'asilo può diventare un meraviglioso viaggio nei desideri.

P.S.: finalmente ho ballato Gioca jouei. E anche questo dice molto! :-)

sabato 22 febbraio 2014

CHI C'E' DIETRO IL SUCCESSO DI UNA DONNA?



Sfida tutta la femminile a Parigi per il posto di Sindaco.
Hidalgo - Morizet: 54 anni di origine spagnola la prima, 40 di origine polacca (con Lucrezia Borgia come antenata...) la seconda.
Mi sono appassionata a questo scontro, e, confesso, quando ci sono delle donne che si contendono ruoli di potere, mi scatta un'insana curiosità alla Dagospia e comincio a studiarmi le biografie con un occhio più da perpetua pettegola che da professionista della comunicazione. Figli? Mariti? Con chi ha lavorato prima? Interessi? e via così...

Però questa volta la mia riflessione è diversa.
Sia Hidalgo, sia Morizet hanno due figli, e questo mi suscita grande ammirazione, visto che con un bambino quando devo fare un pò tardi in ufficio devo mettere in atto un piano organizzativo tra tate, nonne e marito da fare invidia alla Nasa...figurarsi dovessi fare una campagna elettorale per diventare sindaco.
Ed entrambe sono sposate, con uomini molto impegnati professionalmente e culturalmente, che le appoggiano e le supportano in modo evidente. Nel caso della Morizet il marito ha un ruolo importante anche nelle strategie di comunicazione della sua candidatura.

Sono cresciuta con in testa il famoso detto "Dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande donna", con i numerosi significati che si possono dare a questa affermazione: può essere una donna che si sacrifica facendosi carico di ogni incombenza per lasciare libero il proprio uomo di concentrarsi, può essere una donna così illuminata da guidare le scelte del marito, può essere una donna così innamorata che crede in lui più di se stesso.
Ma quando è la donna ad essere in prima linea? chi c'è dietro? o meglio, chi c'è di fianco?
Se non è sola (e qui si entra in un delicatissimo terreno di discussione sulla donna in carriera...su cui non vorrei avventurarmi) credo che ci sia un uomo che la ama profondamente, anche se può un'affermazione simile può essere discutibile.
I retaggi culturali sono difficile da modificare.
Quando dico profondamente, intendo un amore maschile che si rende orgoglioso della realizzazione della propria donna. Non è facile: ma pensiamoci, è un atteggiamento così diffuso?

Perchè dietro questo appoggio incondizionato c'è fatica condivisa, ci sono figli da prendere a scuola, suddivisione di compiti, serate passate in casa ad aspettare, ci sono parole alle due di notte, crisi da superare, rassicurazioni da dare, cene da improvvisare. C'è tanto amore. Vuol dire fare il tifo per la vita dell'altro, a turno.Questa volta ti appoggio io, la prossima volta mi supporti tu.

E non è così scontato, soprattutto quando ci sono figli.
Eppure, semplificando molto (ma a volte le cose sono meno complicate di quello che ci immaginiamo) la realizzazione della singola persona, in qualsiasi campo sia, rende la coppia più serena e più salda.
E allora la meraviglia, in questo caso, è scoprire che il proprio uomo desidera che tu possa trovare la tua strada aldilà di lui, per essere ancora più forti insieme. O si chiama fortuna?